IL PRIMO SINDACO CONOSCIUTO DELLA CITTÀ DI ZAGABRIA

Considerato che la costruzione delle mura, delle torri e dei baluardi, in quanto il primo impegno dei coloni di Grič, durò 24 anni a partire dall’insediamento intorno allo scheletro della città reale, gli operai edili furono, senza alcun dubbio, gli artigiani zagabresi più antichi. “Durante la fortificazione della nuova città, costruendovi case e trasferendovi i loro palazzi, i nostri cittadini fedeli ebbero notevoli spese, incessante lavoro e danni gravissimi”, scrisse il re Béla IV nel 1266. La bolla d’oro, emanata il 16 novembre 1242 e chiamata così per il sigillo in oro, regolamentava l’insediamento della parte occidentale della collina zagabrese ed era il principale codice civico ed atto giudiziario penale. In breve, Gradec è diventata libera città regia ed i suoi abitanti conseguirono dei privilegi che consentirono un certo livello di autogoverno ovvero il diritto di eleggere l’autorità suprema della città ed il magistrato, il diritto al commercio ed al mercato. I podestà ed i magistrati venivano eletti tra ricchi commercianti, favoriti del re.

Il primo sindaco conosciuto che viene menzionato con il proprio nome nei documenti che risalgono addirittura al 1256, ovvero solo 14 anni dopo la concessione reale, come “capitano” di Gradec era un ricco uomo d’affari, favorito della dinastia degli Arpadović, COMESO PERCHINUS, chiamato Perkin (Perin) o Periklo, mercante di merci di lusso di origine veneta ed il principale protagonista della cosiddetta colonia veneta sul versante occidentale della collina zagabrese di Gradec. Dalla sua prima menzione documentata risulta che Perkin ricevette dal re il podere Glavnica ubicato nello Zelinsko prigorje in cambio delle merci veneziane preziose di valore pari a 120 marchi. Nel corso del boom del mercato immobiliare negli anni successivi, comprava e vendeva terreni da Sopnica fino a Pokupsko, anche facendo uso dei documenti contraffatti. Era considerato un ottimo consulente finanziario e così divenne nel 1266 “podestà” di Gradec. Béla IV, re d’Ungheria e di Croazia, gli era presumibilmente rimasto debitore e nel 1272 fu nominato capo della zecca regia di Gornji grad, dove venivano coniati i denari zagabresi.

La sua fine fu tragica. Al ritorno da Napoli, dove aveva svolto per il re d’Ungheria e di Croazia una missione diplomatica molto importante, venne ucciso in una imboscata di briganti. Perkin, il primo sindaco conosciuto, non realizzò una sola ambizione nella sua vita troppo breve – non prese il titolo di nobile!

Fonte: “Storie di Zagabria”, “Gli italiani a Zagabria” dott. Filip Škiljan

A cura di Oskar Arlant

PROMOZIONE DEL LIBRO ‘GLI ITALIANI A ZAGABRIA’, DVERCE 10 DICEMBRE 2015

Autore del libro, Filip Škiljan:

Ho iniziato a scrivere il libro per puro caso. Un giorno di ottobre del 2013 mi ha contattato il signor Ezio Kozlović, socio della Comunità degli italiani a Zagabria e mi ha detto dell’interesse della Comunità degli italiani di avere un libro sugli italiani a Zagabria. Precedentemente mi ero occupato degli italiani a Ciglenica, un piccolo villaggio nella Moslavia, e lo prendevo come una sfida scrivere una monografia più ampia che raccontasse la presenza secolare degli italiani a Zagabria. Dopo il primo incontro con la presidente della Comunità degli italiani a Zagabria signora Daniela Dapas ed il rappresentante della minoranza italiana della città di Zagabria signor Oskar Arlant ho capito che si trattava di un arduo lavoro di ricerca di un gruppo importante che, sebbene non troppo numeroso a Zagabria, rappresenta una comunità molto forte dal punto di vista culturale, scientifico ed economico. Consultando i libri ed i fondi archivistici per i bisogni del libro, ho capito quanti commercianti, artisti, ecclesiastici, farmacisti, medici, architetti e artigiani ci vennero per lo più dalla zona di Venezia e di Firenze e trovarono nelle Gradec e Kaptol medievali nuova casa. In questo gruppo ce n’erano alcuni che erano talmente potenti da partecipare al governo cittadino. Mi limito a menzionare Nicolò Alighieri, pronipote di Dante che alla fine del Trecento gestì una farmacia a Gradec. Una fonte particolarmente preziosa è stato l’elenco dei cittadini della città di Zagabria fino alla metà del XIX secolo che ho trovato nell’Archivio di Stato di Zagabria. Alcuni italiani famosi di Zagabria figurano nell’elenco, per esempio Ernest Cammarota, famoso cantante d’opera, e tutti i membri della famiglia Coronelli che fondò nella città una scuola di danza. Nella Zagabria del dopoguerra alcuni esponenti della cultura zagabrese e del panorama scientifico erano di origine italiana. Mi limito a menzionare Emil Cossetto, direttore d’orchestra, Antonio Janigro, fondatore dell’Orchestra da Camera della Radio di Zagabria e Piero Filippi, un eccellente tenore sui palchi croati. La parte più interessante della ricerca erano le interviste. La maggior parte degli intervistati vengono dalla Slavonia occidentale. Nel secondo gruppo ci sono gli intervistati di Fiume e delle isole, nel terzo gli italiani dell’Istria, nel quarto gli italiani dell’Italia e nel sesto gli italiani della Bosnia. Ho incontrato molte persone interessanti che mi hanno raccontato le loro storie che sono contenute in parte nel libro. Tutti hanno portato a Zagabria una parte di sé e una parte della regione dalla quale erano venuti, rendendo la città più ricca, più interessante e multiculturale. Ho dedicato un capitolo alla Comunità degli italiani a Zagabria che davvero unisce gli italiani di Zagabria e attira con le sue attività nuovi soci, non solo membri della minoranza nazionale italiana stessa ma tutti gli altri cittadini. Gli ultimi capitolo del libro sono dedicati al Dipartimento della lingua e letteratura italiana della Facoltà di Lettere di Zagabria, all’Ambasciata della Repubblica Italiana a Zagabria e all’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria. L’ultimo capitolo sull’Istituto Italiano è stato scritto dalla direttrice dell’Istituto Maria Sica. Alla fine devo ringraziare i recensori dott. ric. Sanja Roić, dott. ric. Jadranka Grbić Jakopović e dott.ssa Ingrid Damiani Einwalter, i cui consigli hanno aiutato a rendere il libro migliore, poi il designer Marin Mađerić, la traduttrice Jasminka Šturlić, che ha tradotto il libro in italiano, i correttori Lada Ledić e Ingrid Damiani Einwalter. Vorrei porgere uno speciale ringraziamento a Daniela Dapas, senza la cui perseveranza e ottima organizzazione il libro non sarebbe uscito, e al signor Oskar Arlant, rappresentante della minoranza italiana della città di Zagabria, i cui suggerimenti e conoscenze hanno dato un contributo notevole alla realizzazione di questo progetto. Il progetto è stato sostenuto da molti enti e aziende per cui colgo l’occasione per ringraziare l’Unione Italiana, il Consiglio per le minoranze nazionali del Governo delle Repubblica di Croazia, Origo d.o.o., lo studio legale Abel i Grenac, il rappresentante della minoranza italiana della città di Zagabria Oskar Arlant e l’editore del libro, la Comunità degli italiani a Zagabria. In fine vorrei ringraziare in particolare gli intervistati, senza il cui impegno il libro non ci sarebbe stato.