Inizia oggi il censimento in Croazia.
Si moltiplicano gli appelli a esprimere la propria identità
“Dichiarate senza remore di sorta l’appartenenza nazionale e religiosa”
ZAGABRIA – Inizia oggi il censimento della popolazione in Croazia. Al rilevamento, che si protrarrà fino al 28 aprile prossimo, i cittadini saranno tenuti a rispondere a 45 domande. Rivestono grande interesse per le minoranze in particolare i quesiti riferiti all’appartenenza nazionale e alla madrelingua. Non va dimenticato, infatti, che diversi dei diritti di cui godono le comunità nazionali su un determinato territorio dipendono per l’appunto dalla loro consistenza numerica. Per tale motivo sono stati numerosi nell’ultimo periodo gli appelli rivolti ai cittadini appartenenti alle etnie affinché dichiarino la propria appartenenza nazionale minoritaria senza timori di sorta.
UN’ESPRESSIONE DI ITALIANITÀ Anche l’Unione Italiana ha invitato i connazionali, ovvero i soci delle Comunità degli Italiani, a dichiarare la nazionalità e la madrelingua italiane. I dirigenti dell’etnia hanno pure posto in risalto il rilievo che il censimento riveste per la comunità nazionale italiana e hanno ricordato che la dichiarazione di appartenenza nazionale è anche un dato ufficiale che riconosce l’italianità del singolo.
RELIGIONE E CULTURA La Conferenza episcopale croata (HBK) ha invitato, da parte sua, i fedeli cattolici a partecipare al censimento in maniera ponderata e responsabile, a “non dimenticare di sottolineare di essere cattolici e croati o appartenenti a un’altro popolo” e a rispondere così a quanti “negli ultimi tempi tentano di creare un quadro della società croata diverso rispetto a quello che invece è nell’ottica della cultura e della civiltà”. I vescovi hanno aggiunto che i risultati del censimento si ripercuoteranno sulla vita di questa generazione, ma anche su quella dei bambini e dei giovani che ci stanno a cuore. Reiterando l’invito a dichiarare la propria fede e l’appartenenza nazionale, i vescovi hanno rilevato che “solamente conoscendo e dando rilievo alla propria identità si possono costruire rapporti umani più sinceri e umani”.
DIRITTI MINORITARI Il partito democratico autonomo serbo (SDSS) ha invitato gli appartenenti alla minoranza serba che vivono in Croazia a partecipare al censimento, dichiarando la propria appartenenza nazionale e religiosa. “La nostra consistenza numerica anche questa volta determinerà il livello dei nostri diritti”, si legge sulle pagine Internet dell’SDSS. Il partito democratico autonomo serbo ricorda che un’altra occasione per dichiarare la propria appartenenza al censimento ci sarà appena tra dieci anni, il che “è un periodo molto lungo, a causa delle condizioni in cui vivono i serbi in Croazia. Dieci anni fa abbiamo sbagliato, perché molti non si sono dichiarati serbi e oggi patiscono le conseguenze di questo errore”.
Ricordiamo, in questo ambito, che tutti i cittadini della Croazia hanno l’obbligo di partecipare al censimento, dando risposte esatte e complete. Invece è opzionale rispondere alle domande sulla propria nazionalità o sul proprio credo religioso.
“LA FEDE UN FATTO PERSONALE” L’associazione Protagora, per la tutela e promozione dei diritti delle persone non religiose, ritiene che dichiarare la propria fede religiosa durante il censimento sia inaccettabile e si prodiga, pertanto, per eliminare tale domanda dal questionario. Inoltre, invita chi non pratica alcuna religione a non dichiararsi credente solamente per ragioni legate alla tradizione o all’influenza dell’ambiente. Vesna Mihoković Puhovski, presidente dell’associazione Protagora, ha valutato che il censimento della popolazione è solamente uno dei tanti esempi di come le autorità statali e pubbliche violino in continuazione e a tutti i livelli la norma costituzionale sulla Croazia laica. Altri membri dell’associazione hanno rilevato che le domande nel questionario sono formulate in maniera da richiedere di esprimere la propria fede e non l’appartenenza religiosa. “La fede e la religione sono due concetti differenti. La fede è un fatto personale, intimo, che non sempre si può categorizzare come proposto nel questionario”, ha sottolineato Marijana Bijelić. Inoltre, è stato puntato l’indice sul fatto che “l’unico credo proposto è quello cattolico, il che è discriminatorio, perché è l’unica fede proposta in forma scritta, mentre per chi vuole dichiarare una differente, esiste la casella vuota da riempire all’occorrenza”. Infine, l’associazione Protagora protesta perché si richiede anche il credo religioso per i bambini piccoli, “ma una decisione sulla scelta della propria religione la può prendere autonomamente solamente una persona adulta e responsabile”.
Proteste per la presenza di tali domande nel questionario del censimento giungono anche dalla Coalizione cristiana croata, proprio perché viene proposta la fede cattolica, mentre per le altre esiste la casella da riempire. Mario Dučić, presidente dell’associazione, nel comunicato da lui sottoscritto, ha sottolineato che “la domanda viene posta in maniera errata e poco chiara, tale da stigmatizzare sia gli appartenenti a fedi diverse da quella cattolica, sia coloro che si dichiarano agnostici”. Infine, ha rilevato che la Commissione governativa per i rapporti con le comunità religiose spesso fa riferimento ai risultati del censimento, per dimostrare l’esistenza o meno di un determinato credo sul suolo croato, oppure il numero delle persone che lo professano. Dučić ha concluso ricordando che l’uguaglianza di tutte le religioni è sancita dalla Costituzione.